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1.6.2025
Giustizia climatica
Sviluppo sostenibile. Belle parole degli scienziati e di chi è sensibile all’ecologia, ma a metterle in pratica molti sono reticenti. Reticenti grandi aziende, reticenti certi governi, reticenti tanti cittadini: aggrappati al presente, ai ricavi dell’oggi, senza pensieri per il futuro. Facciamo un riepilogo della situazione climatica, per sommi capi.
I rischi:
• inquinamento dei suoli, delle acque e dell’aria; • cambiamenti climatici, surriscaldamento e scioglimento ghiacciai; • alterazione degli ecosistemi, deforestazione, perdita di biodiversità.
Le iniziative ‘green’:
• ridurre emissioni di combustibili fossili; • incentivare energie rinnovabili; • migliorare efficienza energetica e manutenzione; • misure di finanziamento per sostenere la resilienza ai cambiamenti.
Le motivazioni dei reticenti:
• interessi economici dei settori tradizionali, difesa dei posti di lavoro e di potere politico; • scetticismo climatico, impreparazione, indifferenza, superficialità; • costo della transizione ecologica.
La realtà dei rischi locali e globali è sotto gli occhi di tutti. Possiamo sperare in una crescita della coscienza e della responsabilità di tutti, oltre che in una serie di innovazioni tecnologiche, plurinazionali e condivise, con una maggiore sensibilità e efficienza dei governi e un impegno da parte dei cittadini. Intanto i tempi stringono.
I congressi internazionali sono serviti a illustrare i problemi, ma certi governi hanno tenuto atteggiamenti conservatori e contradditori. La prossima COP30 (United Nations Climate Change Conference) si terrà a Belém, Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025. Sarà un appuntamento cruciale per le politiche climatiche globali, con particolare attenzione ai finanziamenti e alla giustizia climatica. Non c’è magistratura internazionale che possa controllare la situazione, abbiamo solo un’opinione pubblica fatta da movimenti spontanei, spesso giovanili.
L’Unione Europea ha varato un Green Deal con una Normativa precisa per incentivare l’uso di energie pulite e ridurre le emissioni nocive, ma c’è qualche iniziativa di retromarcia. La Russia ha approvato una Dottrina sul Clima con linee guida forse insufficienti. Anche Brasile e Messico sono nella stessa situazione. La Cina ha adottato strategie positive contro l’inquinamento, ma la sua crescita economica e industriale è ancora legata ai combustibili fossili, come l’India e il Pakistan. In Arabia stanno cercando di diversificare per evitare troppa dipendenza dal petrolio. Il ciclone dentro la Casa Bianca di Washington è un altro pericolo all’orizzonte.
Paolo Lutteri
Per aggiornamenti: https://climateactiontracker.org/publications/
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Climate justice
Sustainable development. Beautiful words from scientists and those who are sensitive to ecology, but many are reticent to put them into practice. Large companies are reticent, certain governments are reticent, many citizens are reticent: clinging to the present, to today's profits, without thinking about the future. Let's summarize the climate situation, in broad terms.
The risks:
• pollution of soil, water and air; • climate change, overheating and melting glaciers; • alteration of ecosystems, deforestation, loss of biodiversity.
The 'green' initiatives:
• reducing fossil fuel emissions; • incentivizing renewable energy; • improving energy efficiency and maintenance; • financing measures to support resilience to change.
The reasons for the reticent:
• economic interests of traditional sectors, defense of jobs and political power; • climate skepticism, unpreparedness, indifference, superficiality; • cost of the ecological transition.
The reality of local and global risks is there for all to see. We can hope for a growth in awareness and responsibility of all, as well as a series of technological innovations, multinational and shared, with greater sensitivity and efficiency of governments and a commitment from citizens. Meanwhile, time is running out.
International conferences have served to illustrate the problems, but certain governments have held conservative and contradictory attitudes. The next COP30 (United Nations Climate Change Conference) will be held in Belém, Brazil, from 10 to 21 November 2025. It will be a crucial event for global climate policies, with particular attention to financing and climate justice. There is no international judiciary that can control the situation, we only have a public opinion made up of spontaneous movements, often youthful.
The European Union has launched a Green Deal with a specific Regulation to encourage the use of clean energy and reduce harmful emissions, but there are some backtracking initiatives. Russia has approved a Climate Doctrine with perhaps insufficient guidelines. Brazil and Mexico are also in the same situation. China has adopted positive strategies against pollution, but its economic and industrial growth is still tied to fossil fuels, like India and Pakistan. In Arabia they are trying to diversify to avoid too much dependence on oil. The cyclone inside the White House in Washington is another danger on the horizon.
Paolo Lutteri
For updates: https://climateactiontracker.org/publications/
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FLASH

Climate change: World likely to breach 1.5°C limit in next five years
2024 was the warmest year on record – but the heat is far from over. A new report from the World Meteorological Organization (WMO) warns that global temperatures will likely continue rising, with an 80 per cent chance that at least one year between now and 2029 will be even hotter. According to the Global Annual to Decadal Climate Update, the planet is predicted to experience temperatures between 1.2°C and 1.9°C above pre-industrial levels (1850–1900) over the next five years. The report finds a staggering 86 per cent chance that global average temperatures will exceed 1.5°C above pre-industrial levels in at least one of the next five years, and a one per cent chance of one of those years exceeding 2°C of warming. There is a 70 per cent chance that the five-year average itself will exceed this 1.5 degree threshold. The WMO stressed that the 1.5°C Paris Agreement target refers to long-term averages over 20 years, meaning its threshold has not been breached quite yet. However, these near-term spikes are warning signs of an accelerating climate crisis.
The situation is even more catastrophic in the Arctic than in the rest of the world. The average Arctic temperature over the next five winters (November to March) is expected to be 2.4°C warmer than the 1991–2020 average, more than three and a half times the increase in the global average temperature. Sea ice is expected to keep shrinking, particularly in the Barents, Bering, and Okhotsk Seas, contributing to rising sea levels and disrupted weather patterns worldwide.
https://news.un.org/en/story/2025/05/1163751
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Cambiamenti climatici: il mondo rischia di superare il limite di 1,5°C nei prossimi cinque anni
Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato, ma il caldo è tutt'altro che finito. Un nuovo rapporto dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) avverte che le temperature globali probabilmente continueranno ad aumentare, con una probabilità dell'80% che almeno un anno tra oggi e il 2029 sarà ancora più caldo. Secondo il Global Annual to Decadal Climate Update , si prevede che nei prossimi cinque anni sul pianeta le temperature saliranno da 1,2°C a 1,9°C rispetto ai livelli preindustriali (1850-1900). Il rapporto rileva una sorprendente probabilità dell'86 per cento che le temperature medie globali superino di 1,5 °C i livelli preindustriali in almeno uno dei prossimi cinque anni e una probabilità dell'1 per cento che in uno di quegli anni il riscaldamento superi di 2 °C. C'è una probabilità del 70 per cento che la media quinquennale superi questa soglia di 1,5 gradi. L'OMM ha sottolineato che l'obiettivo di 1,5°C dell'accordo di Parigi si riferisce a medie a lungo termine, ovvero su un arco temporale di 20 anni, il che significa che la soglia non è stata ancora superata. Tuttavia, questi picchi a breve termine sono segnali d'allarme di una crisi climatica in accelerazione.
La situazione è ancora più catastrofica nell'Artico che nel resto del mondo. Si prevede che la temperatura media artica nei prossimi cinque inverni (da novembre a marzo) sarà di 2,4 °C più alta rispetto alla media del periodo 1991-2020, ovvero oltre tre volte e mezzo l'aumento della temperatura media globale. Si prevede che il ghiaccio marino continuerà a ridursi, in particolare nei mari di Barents, Bering e Okhotsk, contribuendo all'innalzamento del livello del mare e a perturbare i modelli meteorologici in tutto il mondo.
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